I carboidrati sono considerati la principale fonte energetica per l’organismo umano. Rappresentano il combustibile preferito da cervello, muscoli e cuore, e svolgono un ruolo essenziale nel metabolismo cellulare e nella regolazione dei processi fisiologici[1].
Non tutti i carboidrati sono uguali: la loro struttura chimica e la velocità con cui vengono digeriti influenzano profondamente la risposta metabolica dell’organismo[2]. Distinguere tra carboidrati semplici e carboidrati complessi permette di capire come bilanciare correttamente l’apporto di energia, mantenere stabile la glicemia e supportare il benessere metabolico nel lungo periodo[3].
Capire cosa sono i carboidrati e come agiscono nel corpo è essenziale per interpretare correttamente il metabolismo energetico e fare scelte nutrizionali consapevoli.
Indice:
Che cosa sono i carboidrati
I carboidrati, chiamati anche glucidi, sono molecole organiche formate da carbonio (C), idrogeno (H) e ossigeno (O). La loro formula generale è (CH2O)n, e la varietà di combinazioni tra questi elementi dà origine a diverse tipologie di zuccheri[1].
Dal punto di vista biologico, i carboidrati sono la fonte preferita di energia per l’organismo. Vengono utilizzati da tessuti e organi che hanno un’elevata richiesta energetica, come il cervello, il muscolo scheletrico e il cuore[2]. Dopo l’assunzione alimentare, i carboidrati vengono digeriti e trasformati in glucosio, la molecola base che il corpo impiega per la produzione di ATP, la “valuta energetica” cellulare[3].
Sebbene i carboidrati siano spesso associati al solo apporto calorico, il loro ruolo va ben oltre: intervengono nella comunicazione tra cellule, nella struttura di molte molecole biologiche e nella regolazione del metabolismo dei lipidi e delle proteine[4]. Una parte dei carboidrati alimentari, come le fibre, non viene digerita ma svolge importanti funzioni di supporto per il microbiota intestinale e per la salute metabolica[5].
Dove si trovano i carboidrati
I carboidrati sono ampiamente distribuiti nel mondo vegetale e costituiscono una parte importante dell’alimentazione umana. Si trovano principalmente in cereali, legumi, frutta, verdura e tuberi, ma anche in latte e derivati[1].
Nei cereali e nei simil cereali (come quinoa e amaranto) la componente glucidica principale è l’amido, un polisaccaride complesso che fornisce energia a lento rilascio. I legumi come ceci, fagioli, lenticchie e piselli contengono anch’essi amidi e fibre, che rallentano l’assorbimento del glucosio e favoriscono il senso di sazietà[2].
Nella frutta, i principali zuccheri sono il fruttosio e il saccarosio, mentre nel latte e nei prodotti caseari troviamo il lattosio. I tuberi, come la patata e la manioca, sono ricchi di amidi facilmente digeribili, che rappresentano una fonte energetica rapida per l’organismo[3].
Una piccola quota di carboidrati è presente anche nella verdura, sotto forma di fibre e amidi in quantità variabili. Questi carboidrati non hanno un impatto diretto sulla glicemia, ma favoriscono la salute intestinale e la regolazione del metabolismo glucidico[4].
È importante ricordare che i carboidrati non provengono solo da alimenti naturali: sono largamente presenti anche nei cibi ultraprocessati. Snack dolci o salati, junk food, merendine, bevande zuccherate e cereali da colazione industriali contengono elevate quantità di zuccheri aggiunti e amidi raffinati, spesso combinati con grassi di scarsa qualità[5]. Queste fonti andrebbero limitate, poiché alterano la risposta insulinica e aumentano il rischio di infiammazione e dismetabolismi.
Classificazione: semplici e complessi
I carboidrati si distinguono principalmente in due grandi categorie: carboidrati semplici e carboidrati complessi. La differenza dipende dal numero di unità di zucchero che li compongono e dalla velocità con cui vengono digeriti e assorbiti dall’organismo[1].
I carboidrati semplici, chiamati anche zuccheri solubili, sono formati da una o due unità di zucchero: monosaccaridi e disaccaridi. Tra i monosaccaridi più comuni troviamo il glucosio, il fruttosio e il galattosio. I disaccaridi più noti sono il saccarosio (glucosio + fruttosio), il maltosio (glucosio + glucosio) e il lattosio (glucosio + galattosio)[2].
I carboidrati complessi o polisaccaridi sono catene più lunghe di unità di glucosio (da tre fino a centinaia). A seconda della loro funzione biologica, si distinguono in nutrizionali e strutturali[3]:
- Polisaccaridi nutrizionali: l’amido e il glicogeno. L’amido, presente in cereali, legumi e tuberi, è la principale riserva energetica del mondo vegetale. Il glicogeno, invece, è la forma di deposito del glucosio negli animali, concentrato soprattutto in fegato e muscoli.
- Polisaccaridi strutturali: la cellulosa, l’emicellulosa e la pectina. Questi composti costituiscono le fibre alimentari, non digeribili dall’uomo ma fondamentali per la salute intestinale e il controllo glicemico.
Comprendere questa distinzione è essenziale per interpretare la risposta glicemica dell’organismo: un eccesso di zuccheri semplici determina picchi insulinici, mentre un adeguato consumo di carboidrati complessi e fibre contribuisce a mantenere stabile la glicemia, migliorare la sazietà e sostenere la salute metabolica nel tempo[4].
Quanta energia forniscono i carboidrati
I carboidrati rappresentano una delle principali fonti di energia per l’organismo umano. Durante la digestione, vengono scomposti in glucosio, che viene assorbito a livello intestinale e trasportato nel sangue per essere utilizzato dalle cellule[1].
Ogni grammo di carboidrati fornisce in media 4 kcal. Questo valore deriva dall’energia liberata durante l’ossidazione del glucosio nel ciclo di Krebs, che porta alla formazione di ATP, la principale molecola energetica dell’organismo[2]. Il rendimento varia leggermente a seconda della struttura del carboidrato: gli amidi apportano circa 4,2 kcal/g, mentre gli zuccheri semplici circa 3,7 kcal/g[3].
Non tutto ciò che viene ingerito viene però assimilato: solo circa il 97% dei carboidrati introdotti viene effettivamente assorbito, mentre il resto viene eliminato o utilizzato dai batteri intestinali[4]. Per questo motivo, nel calcolo nutrizionale si adotta come valore medio 4 kcal per grammo per l’intera classe dei carboidrati.
Una parte del glucosio assorbito viene immediatamente utilizzata per produrre energia, mentre l’eccesso viene convertito in glicogeno e immagazzinato nel fegato e nei muscoli. Quando le riserve di glicogeno sono sature, il glucosio in eccesso può essere trasformato in acidi grassi e depositato nel tessuto adiposo[5]. Questo processo spiega perché l’equilibrio tra apporto e consumo di carboidrati è fondamentale per mantenere stabile il peso corporeo e un metabolismo efficiente.
Funzioni principali dei carboidrati
I carboidrati svolgono un ruolo centrale in numerosi processi biologici. La loro funzione principale è quella di fornire energia immediata alle cellule, ma sono coinvolti anche in attività strutturali, metaboliche e di risparmio proteico[1].
Quando vengono assunti con l’alimentazione, i carboidrati vengono trasformati in glucosio, che rappresenta il principale substrato energetico per la produzione di ATP. Il glucosio non utilizzato immediatamente viene immagazzinato sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli, costituendo una riserva prontamente disponibile in caso di necessità energetica[2].
Oltre al loro ruolo energetico, i carboidrati svolgono importanti funzioni strutturali: partecipano alla formazione di molecole complesse come gli acidi nucleici (DNA e RNA) e di glicoproteine coinvolte nella comunicazione cellulare e nella risposta immunitaria[3]. Alcuni carboidrati complessi, come le fibre alimentari, svolgono invece un’azione protettiva, migliorando la salute intestinale e contribuendo al controllo della glicemia e dei lipidi nel sangue[4].
Un altro aspetto spesso sottovalutato è il cosiddetto risparmio proteico: in presenza di una quantità adeguata di carboidrati, l’organismo utilizza meno proteine a scopo energetico, preservandole per la costruzione e il mantenimento dei tessuti. In assenza di carboidrati, invece, il corpo tende a ricavare energia dalle proteine muscolari attraverso la gluconeogenesi, un processo metabolico più dispendioso e meno efficiente[5].
Infine, i carboidrati interagiscono strettamente con il metabolismo dei lipidi: un apporto eccessivo può favorire la sintesi di acidi grassi e l’accumulo di trigliceridi, mentre un apporto equilibrato supporta un corretto utilizzo dei grassi come fonte di energia[6].
Il cervello e i tessuti glucosio-dipendenti
Alcuni tessuti del corpo umano, come il sistema nervoso centrale, i globuli rossi e il midollo osseo, dipendono quasi esclusivamente dal glucosio come fonte di energia[1]. Queste cellule non sono in grado di utilizzare direttamente i grassi come carburante, poiché prive degli enzimi necessari per la loro ossidazione.
Il cervello in particolare consuma circa il 20% dell’energia totale dell’organismo, pur rappresentando solo il 2% del peso corporeo[2]. In condizioni normali, il glucosio è l’unico substrato energetico in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e sostenere le funzioni neuronali.
Durante periodi di digiuno prolungato o in seguito a una dieta chetogenica, l’organismo riduce progressivamente la dipendenza dal glucosio e inizia a produrre corpi chetonici a partire dagli acidi grassi[3]. Queste molecole, come il β-idrossibutirrato, diventano una valida alternativa energetica per i neuroni, che possono così coprire fino al 60% del proprio fabbisogno riducendo il consumo di glucosio[4].
Questa capacità di adattamento metabolico, nota come flessibilità energetica, consente all’organismo di sopravvivere anche in condizioni di ridotta disponibilità di carboidrati. Tuttavia, nel contesto di un’alimentazione equilibrata, il glucosio resta il carburante più efficiente per il cervello e per i tessuti a rapido consumo energetico[5].
Conclusioni
I carboidrati rappresentano una componente essenziale dell’alimentazione e svolgono funzioni biologiche fondamentali: forniscono energia, regolano il metabolismo e supportano la salute di cellule e tessuti. La chiave per trarne beneficio non è eliminarli, ma sceglierli in modo consapevole, privilegiando le fonti naturali e integrali[1].
Un consumo eccessivo di zuccheri semplici e alimenti ultraprocessati può alterare la risposta insulinica e favorire l’accumulo di grasso viscerale. Al contrario, i carboidrati complessi e le fibre alimentari aiutano a stabilizzare la glicemia, migliorano la funzionalità intestinale e sostengono la salute metabolica a lungo termine[2].
La scienza nutrizionale moderna conferma che l’impatto dei carboidrati sulla salute dipende dalla loro qualità e dal contesto alimentare complessivo[3]. Inseriti in una dieta equilibrata, rappresentano una fonte di energia preziosa e sicura, capace di sostenere le funzioni vitali e di contribuire al benessere psicofisico quotidiano.
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Il team di HealthyWay
Domande frequenti sui carboidrati
Che cosa sono i carboidrati?
I carboidrati, o glucidi, sono molecole formate da carbonio, idrogeno e ossigeno. Rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo e si trovano in alimenti come cereali, legumi, frutta e tuberi.
Qual è la differenza tra carboidrati semplici e complessi?
I carboidrati semplici vengono digeriti e assorbiti rapidamente, provocando un aumento immediato della glicemia. Quelli complessi rilasciano energia in modo graduale e contribuiscono al controllo metabolico.
Quanti carboidrati servono al giorno?
Il fabbisogno varia in base a età, sesso, livello di attività e stato di salute. In generale, i carboidrati dovrebbero rappresentare dal 45% al 60% dell’apporto calorico giornaliero totale, privilegiando le fonti integrali e ricche di fibre.
I carboidrati fanno ingrassare?
Non sono i carboidrati in sé a causare l’aumento di peso, ma l’eccesso calorico complessivo e la scarsa qualità delle fonti. Carboidrati complessi e non raffinati possono invece favorire il senso di sazietà e migliorare il metabolismo.
Il cervello può funzionare senza carboidrati?
In condizioni normali il cervello utilizza glucosio come principale fonte di energia, ma in caso di digiuno o dieta chetogenica può adattarsi a utilizzare corpi chetonici. Tuttavia, il glucosio resta il carburante più efficiente.
